Ricognizione delle grafie venete
di Loris Palmerini – Luglio 2002 – tutti i diritti riservati
Alcune informazioni scientifiche e storiche sulla lingua veneta sono presenti al sito www.repubblica.org/rinassimento/storia.html
In quel testo si è andati anche contro le teorie istituzionali di linguisti riconosciuti (Cortelazzo per esempio, partecipe della cosidetta commissione sulla “grafia veneta unitaria” della Regione Veneto), ma la mia contro teoria è basata su prove storiche e scientifiche trovate facilmente negli archivi dello Stato di Venezia (l’archivio dello Stato Veneto): bastava una ricerchina onesta e veritiera che io ho effettuato con le indicazioni di importanti storici della Serenissima di importanza internazionale, insomma con un aiutino.
Sulla lingua veneta, bisogna riconoscere che si tratta di una lingua autonoma e non di un dialetto italiano, cosa dimostrata dal fatto che i primi testi in veneto sono antecedenti quelli in italiano, come la “Storia dea guera de Ciosa” di Chinazzo, del 1300 circa e pubblicata nel 1960 ad opera di un importante ente culturale di Venezia.
Possibile che la “lengua veneta” esistente prima di quella italiana sia figlia di essa? No di certo, la grammatica veneta ne da prova, con le sue 4 coniugazioni, con le forme grammaticali che non esistono in italiano (uso della particella “to”), con l’uso estensivo delle forme enclitiche e proclitiche che cambiano la semantica del discorso e la struttura della frase, con l’uso dei pronomi differente da quello italiano.
A riprova, I testi in veneto del 1300 sono ancora intellegibili dai veneti di oggi, almeno all’80%, molto piu’ di quanto non lo sia Dante per gli italiani di oggi. La sua storicita’ e’ la ragione della sua permanenza a distanza di 2 secoli di disconoscimento istituzionale. Insomma, con altre prove in mano si potrebbe sostenere che è l’italiano un dialetto del veneto, non il viceversa, e di già c’è chi dice (linguisti sloveni e macedoni) che tutto il nord-italia è popolato da gente che parla dialetti del “venetico”, e tutti sappiamo che l’italiano è una lingua del nord italia…..
Un’altra prova è la verifica che la traduzione “parola per parola” fatta con un traduttore automatico “veneto/italiano” realizzato nel 1999, fa perdere completamente il senso della frase, mentre più conservativo del senso sembra essere la traduzione dal veneto all’inglese. Lingue pragmatiche e naturali contro lingue artificiali?
Gli istituti mondiali sulle lingue riconoscono il veneto come tale, e solo lo Stato italiano non lo fa, come similmente la Francia non riconosce l’occitano nel suo terriotorio che e’ invece riconosciuto dall’Italia nel suo territorio!
Per quanto riguarda i dialetti veneti.
Il trevigiano, il padovano ed il vicentino oggi non esistono praticamente più, ed esiste il “veneto centrale” che si estende dalla pedemontana al basso polesine, comprendendo Padova, Vicenza, e parte del veronese, e da Bibione fino ad oltre Montagnana. Anche ad Adria (RO) si parla veneto centrale. Questo se vogliamo è frutto della presenza istituzionale italiana che ha forzato una certa omogeneizzazione. Il Padovano, per esempio, dovrebbe essere identificato con il “Pavan” di Ruzzante, ormai oggi in disuso e difficile per gli stessi padovani. In pratica qui nel veneto centrale, per primo si è assistito ad un fenomeno di “globalizzazione” che ha portato alla cancellazione di alcune identità culturali, ma semplicemente creandone un’altra più grande e differente dalle 2 che si sono contaminate.
Un altro ceppo forte e’ invece il “veneto orientale” che comprende il Belumat, il Friulano, il Triestino e influenza una parte del trevigiano.
Dialetti del Veneto sono invece, il veneziano (mescolato con il toscano per volonta’ della Serenissima nel 1500), il Dalmata (ancora oggi parlato in Istria e Dalmazia, molto simile al veneto centrale), il Trentino-Roveretano (influenza culturale di Venezia), il Bresciano ed il Bergamasco (che furono nella repubblica quanto Padova) ed alcuni dialetti detti “talian”, presenti in Emilia, Brasile, Argentina, Messico, foci del Danubio, ecc.
Riguardo la Grafia, ne esistono molte, ma per un verso o per un altro sono tutte non esaustive, anche per il fatto che il veneto, lingua viva e di commercio, comprende parole di molte altre lingue, dal greco di Antenore fondatore di Padova (città pre-romana come i veneti), al francese di Napoleone (veneto “sansfason = senza modo = francese sans façon”, veneto “vin brulé = vino bruciato = francese vin bruleé”, altre parole francesi) al tedesco degli austriaci (veneto “schei = dalla moneta austriaca schelling”), all’italiano, ormai seconda lingua dei veneti, qualche volta imposta nelle scuole ove viene vietato di parlar veneto, dialetto degli ignoranti.
Conviene allora restare sulla grafia “riformata” ossia la grafia che e’ una mistura fra tradizione storica (rilevata nei tsti) e rinnovamento (omogeneizzazione della tabella “fonema/grafema” strategia di comprensione delle varianti),, e tale grafia comprende le seguenti regole:
1) la “x” generalizzata, e quindi l’italiano “casa” si scrive “caxa” e la cassa di vino e’ la “casa de vin”. Questo produce una scrittura senza doppie, cosí come sembra suonare il veneto ai parlanti italiano. La regola vale sempre escluse le parole straniere quando scritte nella grafia originale;
2) l’uso della l tagliata di lira “£” o quella simile slava, che serve per indicare la “l” evanescente che in veneziano e’ invece intera, perciò di fronte a “cana£” il veneto di terra ferma leggerà tendenzialmente “canae”, mentre il veneziano “canal”;
3) l’uso della j per quel tipico suono simile ad una “i” prolungata e sforzata, che si usa molto, assente in altre lingue, come l’italiano, come in “majon” (maglione), garaje (garage), Cajo (Caio) ecc.
Queste importanti regole grafiche comuni a quasi tutte le grafie non sono pere’ applicate dalla grafia del compianto Dino Durante, ed oggi utilizzate da Basso, suo allievo diretto ed erede del suo lavoro. Questa grafia e’ filo italiana ma e’ astorica ed induce all’errore i lettori veneti. Per esempio la scrittura “musso” tende a far produrre una “s” piú
lunga del dovuto, e la parola “muso” non da ragione della differenza di scrittura per lo stesso suono di “xe”, per cui è logico scrive “muso” e “muxo” invece di “musso” e “muso”. Di queste ambiguità purtroppo non ho fatto a tempo a parlare con Durante, conosciuto già malato pochi mesi fa nella sua casa, personaggio simpaticissimo ed eclettico che fu persino fondatore di una repubblica dotata di moneta (“el skeo de mona”) il cui presidente si lasciò morire da ubriaco in carica (“el xe morto de onbre”) come Durante stesso mi raccontò. Durante riteneva perfetta e logica la sua grafia, e forse è meglio che sia morto con questa idea.
Altre varianti di grafia sono:
1) alcuni usano la ke/ki al posto di che/chi, e ka/ko/ku al posto di ca/co/cu ;
2) alcuni usano “th” per “z” (praticamente assente) o “dz” per una “t” marcata differentemente, ma tali impostazioni a mio avviso mascherano per identità ciò che è invece accento regionale: sarebbe come se adesso al sud italia si mettessero a scrivere “bène” e al nord “béne” dicendo che preserva fondamentali differenze, il che sarebbe forse vero, ma creerebbe inutili difficolta’ mentre invece va benissimo scrivere tutti “bene” cose’ come i francesi stanno gradualmente lasciando perdere tutti i loro innumerevoli accenti quando non indispensabili;
3) alcuni usano la ç francese per indicare la c di “çento”, detto “sento” che significa cento (100) o anche per indicare “çesa” che corretamente sarebbe “çexa”, ossia chiesa ;
Insomma, salve le prime 3 regole e restando fedeli alle sonorità (per cui non esistono “mb” o “mp”, poiché i veneti dicono “canpo”, “canbio”, “conpare” ecc) si ottiene una scrittura che è
– affine e continuazione della tradizione dal 1300 in poi
– rispettosa delle differenze fondamentali dei principali dialetti veneti
– facile da apprendere per i parlanti veneto ed anche per quelli parlanti lingue neo-latine
– conforme al mondo occidentale con tratti delle lingue francese, romena, ecc – non inducente all’errore
Su questa grafia ho dal 1999 in produzione un correttore ortografico di lingua veneta, nato prima di quello di italiano per “linux” che ho fatto nel 2000 e che proprio grazie allo studio della lingua veneta fu il primo correttore di italiano a comprendere le forme “enclitiche”, nemmeno la Microsoft lo faceva, e si discuteva nelle unicversità quale fosse la loro origine: è la lingua veneta!
Come potra’ vedere al sito “ www.loris-palmerini.8m.net” io sono un “linguista computazionale”, e lavoro sui temi della “localizzazione” per siti e portali, e non c’è dubbio che grazie al movimento open source, la lingua veneta vedrà un nuovo “rinasimento”, basta che i veneti sappiano mettersi d’accordo senza ascoltare i detrattori e coloro che con l’unione culturale ed economica dei veneti perderebbero vantaggi aquisititrarrebbero danno.
Bisogna concludere purtroppo con l’osservazione che ad oggi, luglio 2002 la Repubblica Italiana e le sue entità regionali (regione veneto per prima) non si conformano ai doveri stabiliti dalle leggi internazionali sulla protezione delle minoranze linguistiche, a partire dal “patto internaziona sui diritti culturali, economici e sociali” della Nazioni Unite.
Cordiali saluti
Loris Palmerini
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